Il 2 dicembre si celebrano i 100 anni dalla nascita della Divina, cantante e attrice ineguagliata, che con le sue interpretazioni ha cambiato il volto dell’opera, riportando sul palcoscenico il dramma, riconciliando la recitazione al bel canto, restituendo il pathos all’esibizione e riportando l’opera alle sue origini. Maria Callas ha contributo con la sua arte alla riscoperta del repertorio lirico italiano del primo Ottocento, riproponendo col suo timbro unico le opere di Bellini, Donizzetti, Verdi, Ponchielli e Puccini, e distinguendosi per l’appassionato impegno interpretativo nel dare vita ad un personaggio.
Epoca, 28 settembre 1977
Nasce a Manhattan il 2 dicembre 1923 dalla famiglia di emigrati greci Kalogeropoulos, cognome poi abbreviato e semplificato in Callas. All’età di 13 anni, in seguito alla separazione dei genitori, si trasferisce ad Atene con la sorella e la madre; lì per volontà di quest’ultima comincia a frequentare il conservatorio sotto la guida di Madame Elvira de Hidalgo, che la porta ben presto ad essere scritturata dalla neonata Opera Nazionale Greca di Atene.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Maria s’imbarca su un piroscafo e torna a New York dall’amatissimo padre. Nonostante il grande successo in patria, in America è pressoché sconosciuta, e il provino al Metropolitan Opera non ha l’esito sperato; si mantiene, perciò, cantando in locali frequentati da italiani e facendo la babysitter. Caso vuole che il padre di uno dei bambini che accudisce sia un musicista amico del direttore d’orchestra Arturo Toscanini.

Corriere della Sera, 6 luglio 1965

Grazie a questa conoscenza Maria ottiene la sua prima parte da protagonista e, il 2 agosto del 1947, è ingaggiata in Italia, a Verona, per la rappresentazione de La Gioconda di Amilcare Ponchielli con il più famoso direttore d’orchestra dell’epoca, Tullio Serafin.
L’incontro è per Maria estremamente importante: il maestro comprende le sue potenzialità, la sua musicalità, il suo talento, studia la sua “vociaccia” – così da lui definita – e il modo di valorizzarla.
Questo momento rappresenta il punto di svolta per la sua carriera, l’evento da cui comincia a modellarsi il mito della Callas e che la porterà a guadagnarsi l’appellativo di Divina.
Corriere della Sera, 3 agosto 1947
La vicenda determina anche l’incontro con il ricco industriale Battista Meneghini, suo futuro marito e manager, che comincia frequentare in questo periodo.
Dopo essere stata a Roma su invito di Serafin per imparare la parte di Isotta in vista di un’esibizione al Teatro La Fenice di Venezia, il debutto di Maria nella capitale avviene soltanto nel luglio del 1948: la sua partecipazione alla Turandot di Puccini, tenutasi nella suggestiva cornice delle Terme di Caracalla, sorprende piacevolmente la critica, impressionata dall’agilità e dalla resistenza delle sue capacità canore

Il Tempo, 7 luglio 1948

Dopo il grande successo di Verona era inevitabile che fosse di lì a poco invitata a esibirsi nel Teatro dell’Opera più importante della nazione, la Scala di Milano. In seguito a un altro trionfo al Teatro La Fenice di Venezia, dove Maria in soli quattro giorni impara ed esegue la parte principale ne I puritani, e dopo le pressioni di Meneghini, il direttore Ghiringhelli non può più ignorarla: nel dicembre del 1951 la Callas si esibisce ne I Vespri Siciliani di Verdi, nel ruolo della duchessa Elena. In occasione dei 50 anni dalla morte del grande compositore, all’inizio dello stesso anno, Maria il 25 gennaio recita al Teatro San Carlo di Napoli nel Trovatore assieme a Giacomo Lauri Volpi, Italo Taio, Cloe Elmo e Paolo Silveri. Da qui cominciano gli anni più fulgidi per la cantante, che in questo periodo stringe amicizia con Luchino Visconti: egli s’interessa alla figura di Maria, ispirandola e plasmandola nella recitazione quanto Serafin era riuscito a fare nel canto

Il Mattino, 26 gennaio 1951

L’innegabile talento non risparmia Maria da critiche maligne che la pungolano aspramente sul suo aspetto fisico. I commenti spietati sono per lei causa di sofferenza, tanto da indurla alla conduzione di una dieta ferrea e a portarla, tra il 1952 e il 1954, a un dimagrimento di circa 36 chili. Traccia dei suoi mutamenti è riportata da Maria stessa nei calendari delle sue esibizioni, in cui appunta il suo peso accanto al nome dell’opera. Quella che è stata chiamata la “trasformazione di Callas”, ha un influsso travolgente non solo sulla sua immagine e sul suo abbigliamento, ma soprattutto nelle sue esibizioni: i movimenti più fluidi e la gestualità marcata le permettono di integrare perfettamente canto e recitazione.

Il Tempo, 5 gennaio 1958

Il 2 gennaio 1958, in occasione dell’inaugurazione della stagione del Teatro dell’Opera di Roma, sale alla ribalta per uno spettacolo interrotto. Il soprano, nel ruolo di protagonista della Norma di Bellini, si rifiuta di proseguire l’esecuzione alla fine del primo atto, che si conclude con un grido proveniente dal loggione: “Tornatene a Milano!”
Per l’occasione era presente un parterre di uomini politici, diplomatici e di stelle del cinema: il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il Ministro della Difesa Giulio Andreotti, le attrici Gina Lollobrigida e Anna Magnani, il pittore Giorgio de Chirico, la giornalista del New York Times Elsa Maxwell, tutti, in attesa della risoluzione di un problema tecnico, aspettano invano per oltre tre quarti d’ora la ripresa dell’opera, che non avrà luogo.

Il Tempo, 3 gennaio 1958

L’opinione pubblica, molto pungente, insinua che la cantante sia stata preda di un capriccio, derivante da contrasti con il direttore d’orchestra. Nasce in questi anni, insieme alle voci della presunta rivalità con la cantante scaligera Renata Tebaldi, la leggenda della Callas primadonna e diva irritabile. In realtà, la Callas desiderava che durante le sue esibizioni si creasse una giusta alchimia che desse vita ad uno spettacolo di grande livello; voleva essere in grado di garantire un’esecuzione perfetta, per non deludere il pubblico, ma soprattutto per non deludere sé stessa. Il calo di voce del 2 gennaio, alla fine del primo atto, provocò l’interruzione dell’opera: il Teatro, nella speranza che l’artista potesse continuare la performance, temporeggiò per oltre tre quarti d’ora giustificando l’attesa con il verificarsi di un problema tecnico. Tutto ciò non fece altro che rendere la situazione ancora più critica.

Il Mattino, 4 gennaio 1958

L’accaduto ha un’eco clamorosa: a testimonianza di ciò articoli e notizie delle testate giornalistiche riempiono le prime pagine dei principali quotidiani del mondo per oltre una settimana.
L’infelice vicenda rischia persino di diventare un caso politico: si minaccia un’azione giudiziaria che fortunatamente non ha seguito. Maria cerca di ritornare ad esibirsi al Teatro dell’Opera qualche giorno più tardi, ma il suo ruolo è già stato assegnato al soprano Anita Cerquetti, che debutta due giorni dopo l’increscioso incidente.

Il Tempo, 8 gennaio 1958

Dopo la bruciante esperienza romana di gennaio, l’anno 1958 si chiude per Maria Callas in un modo piacevolmente inaspettato. Al Palais Garnier, oggi Teatro dell’Opèra di Parigi, il 19 dicembre compie il suo esordio francese in occasione de La Grande Notte dell’Opera, trasmessa in Eurovisione in 12 paesi.
Ad assistere al concerto c’è anche il Presidente della Repubblica Francese Renè Coty, Charlie Chaplin, Brigitte Bardot, il Duca e la Duchessa di Windsor; Maria, dopo tanti anni di carriera e successi, si esibisce, in un sontuoso abito rosso e una parure di diamanti, proponendo al pubblico i suoi cavalli di battaglia: la Norma, il Trovatore e il Barbiere di Siviglia.

Le Monde, 18 dicembre 1958 – Corriere della Sera, 20 dicembre 1958

L’esibizione è un tale successo da investire l’intera città. Alla fine dello spettacolo il camerino si riempie di persone che vogliono renderle omaggio. Tra queste un facoltoso magnate greco, Aristotele Onassis, che aveva già, due anni prima, incontrato fuggevolmente la cantante a Venezia in occasione di un ricevimento organizzato dalla giornalista Elsa Maxwell.
L’estate seguente, nel luglio del 1959, Onassis invita Maria e il marito sul suo panfilo Christina per una crociera in Grecia, in compagnia di personalità del gotha tra cui Winston Churchill e i Principi di Monaco. Ad accomunare Maria e Aristotele la loro nazionalità greca, l’umile origine, l’attrazione per il jet set.
Tra i due nasce una passione travolgente, un incontro fatale che segnerà in modo incontrovertibile la vita della cantante lirica, da quel momento in poi in balia del forte sentimento riposto nelle mani della persona sbagliata.

Epoca, 22 settembre 1968

A settembre dello stesso anno il tribunale di Brescia sancisce il primo atto della separazione tra Maria Callas e Battista Meneghini. A nulla valgono i tentativi di riconciliazione avanzati dal marito: la cantante ha preso la sua decisione. Per Maria, che fino a quel momento aveva dato sempre priorità alla carriera, le attenzioni dell’armatore greco si presentano come un sogno. Oltre alla passione s’illude di poter trovare in lui il conforto, l’affetto e l’appoggio che le erano mancati nella sua adolescenza, e che l’avevano portata anni prima a rifugiarsi nella relazione con Meneghini, di 30 anni più grande di lei. Complici di tale fragilità anche i primi segni di cedimento vocale, che la fanno gradualmente allontanare dalle scene, celando lo sconforto dietro un ripudio del mondo lirico, ormai corrotto.

Corriere della Sera, 15 novembre 1959

Sarebbe difficile, se non impossibile, elencare ogni spettacolo offerto dal mitico soprano.  Tra questi, tuttavia, va annoverata la magnifica rappresentazione della Tosca di Puccini con Renato Cioni e Tito Gobbi tenutasi al Covent Garden di Londra il 21 gennaio 1964, in una produzione diretta dall’amico Franco Zeffirelli.
La sua voce non è più al massimo delle sue potenzialità, ma l’incontro con Onassis le ha dato una nuova comprensione del ruolo di Floria Tosca, una cantante d’opera che rischia tutto per amore.
La notte prima della première Aristotele le dice che non potrà venire a vederla; il giorno dopo, quando si sveglia, Maria ha perso la voce. La riacquista soltanto quando l’amato le conferma la sua presenza, e dà vita a un’interpretazione incredibile: decide di dare il massimo, consapevole che non interpreterà più un ruolo drammatico di tale calibro.

Corriere della Sera, 22 gennaio 1964

Onassis, definito dalla cronaca dell’epoca un “collezionista di donne celebri”, purtroppo non fa che ingannarla e tradirla, promettendole per anni un figlio, che verrà e scomparirà prematuramente in segreto, e un matrimonio che non avverrà mai. Dieci anni di amore tumultuoso che giungono al termine il 18 ottobre del 1968, con il clamoroso annuncio delle imminenti nozze dell’armatore greco con Jaqueline Bouvier Kennedy.
La conoscenza tra i due risaliva a qualche anno prima, e già nel 1963 si parla di una discussa crociera della first lady americana sul Christina. Quello stesso anno, durante l’attentato a Dallas avvenuto il 22 novembre 1963, precisamente 60 anni fa, Jackie rimane vedova di John Fitzgerald Kennedy. Resta vicina alla famiglia del defunto marito per diversi anni e appoggia la campagna politica del fratello di John, Robert, ma quando anche quest’ultimo nel 1968 viene assassinato decide di lasciare gli Stati Uniti e solo pochi mesi dopo convola a nuove nozze con Aristotele Onassis.

Corriere della Sera, 23 novembre 1963

Il 20 ottobre 1968 la sfarzosa funzione si svolge a Skorpios, in Grecia, l’isola privata di Onassis, alla presenza di uno stuolo di fotografi appostati in ogni angolo ad immortalare l’avvenimento. La notizia del matrimonio, che si rivelerà poi infelice, arriva all’attenzione di Maria soltanto attraverso i giornali: per lei è un colpo durissimo e inaspettato. In segreto, di lì a poco, viene ricoverata in un ospedale di Parigi per un’eccessiva assunzione di psicofarmaci, dopodiché si isola per giorni nella sua abitazione e si nega alla presenza di Aristotele quando lui prova a raggiungerla.
Nonostante tutto, l’armatore resterà sempre la sua ossessione, il suo cruccio e il dolore più grande della sua vita, e la renderà ancor più vicina alle protagoniste degli struggenti drammi alle quali ha prestato per anni sul palcoscenico corpo e voce.

Il Mattino, 21 0ttobre 1968

Un momento significativo per la catarsi della sofferenza attraversata, le si presenta di lì a poco, con la proposta di Pier Paolo Pasolini di prestarsi per il ruolo di Medea, in una riproposizione della tragedia greca di Euripide. Il regista appartiene a una realtà ben diversa da quella cui era abituata la Callas, opposta alla vita mondana di cui ormai la cantante fa parte, figura di spicco dei rotocalchi per le proprie vicende personali.
Dopo un lungo periodo d’inattività nel 1969 Maria Callas vola in Turchia per mettere in scena un personaggio nella cui storia il suo destino l’ha già catapultata, cercando di far emergere ancor di più il suo talento attoriale e sfruttando il vantaggio del movimento della camera da presa e dei primi piani.

Epoca, 29 giugno 1969

La pellicola debutta nei cinema il 29 dicembre del 1969. La critica ne parla in modo entusiasta ma l’accoglienza del pubblico è fredda. La Medea cinematografica non regge il confronto con quella che gli spettatori sono abituati a vedere sul palcoscenico: senza musica e la grinta derivante dal canto, la figura della maga pasoliniana impallidisce davanti al fascino e al potere che suscitava il personaggio lirico

Corriere della Sera, 30 dicembre 1969

A sorpresa, nel 1973, dopo 9 anni di assenza dai teatri, Maria Callas torna sul palcoscenico ed inaugura una nuova serie di concerti in tutto il mondo accompagnata dal tenore Giuseppe di Stefano, con il quale intraprenderà una segreta relazione amorosa. Nonostante l’entusiasmo del pubblico, la tournée non si rivela il successo sperato, soprattutto da parte della critica; l’esperienza, sia professionale sia sentimentale, si chiude a Sapporo, in Giappone, l’11 novembre del 1974.
Quel concerto sarà anche la sua ultima esibizione in pubblico.

Epoca, 4 novembre 1973

Il 15 marzo del 1975 a Parigi muore Aristotele Onassis e da quel momento comincia ad appassire anche Maria. Senza più la musica, stella polare della sua esistenza, gli ultimi anni della sua vita sono adombrati da un profondo abbandono, in cui resta a lungo sola nelle sue stanze e si aggira per le strade come un fantasma, preda dell’insonnia e dei pensieri che la attanagliano. Altri lutti scuotono la sua esistenza: l’amato padre, Serafin, Pasolini, Visconti.
Scompare improvvisamente la sera del 16 settembre del 1977 per una crisi cardiaca a soli 53 anni. Lo sgomento per la perdita dell’artista risuona su scala mondiale e riempie le cronache televisive e giornalistiche. Come da suo desiderio, espresso alla fidata domestica Bruna, i suoi resti vengono sparsi nel Mar Egeo, nei pressi di Capo Sunio, affinché Maria possa “abbracciare il suo Aristo attraverso il mare” in un’unione eterna che le è stata negata in vita.

Il Mattino, 17 settembre 1977

Parlare di Maria Callas non è semplice, tanto si è scritto e proiettato, decine di libri sono stati pubblicati e migliaia di immagini rubate alla scena e alla sua vita privata.
Tra le varie trasposizioni cinematografiche della storia della cantante, merita di essere nominata quanto meno la pellicola Callas Forever, diretto dall’intimo amico Franco Zeffirelli, scenografo anche del suo ultimo spettacolo al Covent Garden. La sua intenzione, nel ricostruire gli ultimi giorni della vita di Maria, è quella di mostrare la donna oltre l’artista, la sua sofferenza e solitudine, affidando a Fanny Ardant l’arduo compito d’interpretarne il ruolo.

Corriere della Sera, 17 settembre 2002

La figura di Maria Callas ha affascinato da sempre non solo per l’indiscusso ed eccezionale talento, ma anche per le singolari vicende personali che l’hanno resa protagonista di una contemporanea tragedia greca.  Generazioni di futuri cantanti liriche, come ha osservato il direttore d’orchestra Leonard Bernstein, di amatori e di frequentatori dell’opera avranno sempre Maria Callas come modello cui ispirarsi, cui ambire, da considerare come spartiacque nella storia della lirica: ella ha compreso che il vero senso dell’opera non è soltanto il belcanto, ma anche il dramma: con lei le parole s’incarnano nelle note e prendono forma attraverso le sue interpretazioni.
La sua voce, così come il desiderio, sono stati il suo dono e il suo tormento, irrequieti e sfuggenti al suo controllo; le emozioni che hanno reso la sua voce così meravigliosa la esaltavano e inabissavano al tempo stesso. L’immagine che restituisce è quella di una sacra vestale dedicata alla sua arte che, travalicando i confini tra teatralità e realtà, “visse d’arte, visse d’amore”.

Il Mattino, 17 dicembre 1977