Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli e del suo Archivio Storico, è ubicato a via dei Tribunali n. 213, a poca distanza da Castel Capuano, nella parte di antico impianto del centro storico della città.
Il palazzo fu acquistato dal Sacro Monte e Banco dei Poveri nel secondo decennio del Seicento e fu via via ampliato e rinnovato fino ad assumere l’aspetto attuale.
I primi interventi di adeguamento della fabbrica furono affidati all’architetto Giovan Giacomo di Conforto al quale sono riferibili alcuni adattamenti e l’ideazione della cappella del Sacro Monte nel cortile del palazzo. Nella cappella, costituita da due invasi comunicanti a pianta quadrata e rettangolare, sono conservate quattro statue di Girolamo D’Auria (1618) e una cona d’altare con la Trinità terrestre di Giovan Antonio D’Amato.
Dalla cappella si accede all’ampia sala rettangolare dell’oratorio che, costruito su modello di Onofrio Tango (1669), fu ammodernato più volte nel corso del Settecento da Domenico Antonio Vaccaro, caposcuola del tardo barocco napoletano, da Giovanni Del Gaizo e da Gaetano Barba. All’interno sono conservate l’Annunciazione e la Natività di Francesco Solimena e la Circoncisione di Luca Giordano, l’organo di Giovan Gualberto Ferreri e di Giuseppe Di Gennaro e l’altare di marmi policromi messo in opera da Giacomo Massotti, da Gaetano Bello e da Paolo Persico, autore dei putti di capo-altare. Attualmente la cappella non è visitabile.
Nel corso del XVII e del XVIII secolo i governatori acquistarono le proprietà limitrofe a palazzo Ricca, sia via verso Castel Capuano, sia verso l’antico cardine di vico dei Caserti dove affaccia Palazzo Cuomo, comperato dal Banco nel 1787.
Nell’ultimo quarto del Settecento, a seguito di alcuni dissesti dell’ala su via dei Tribunali, fu rifatta la facciata principale su disegno dell’architetto Barba e furono rinnovati gli ambienti di rappresentanza. Tra questi spicca la Sala dell’Udienza che presenta un esteso trompe-l’oeil che, simulando un impianto architettonico su matrice circolare, ospita al centro l’allegoria della Giustizia di Giacinto Diano.
Con decreto di Ferdinando I di Borbone del 20 novembre 1819 la sede del Banco dei Poveri fu destinata ad archivio delle scritture dei banchi napoletani d’età moderna.