Il Banco di Napoli trae origine dai banchi pubblici dei luoghi pii sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo. La prima opera pia che svolse attività bancaria fu il Monte di Pietà aperto, nel 1539, con lo scopo filantropico del prestito su pegno senza interessi. Nel 1601 si trasferì nell’edificio omonimo a San Biagio dei Librai.

Nel 1563 in Castel Capuano fu aperto il Monte dei Poveri, con lo scopo di prestare denaro ai carcerati per debiti, che, nel 1609, prese il nome di Monte e Banco dei Poveri; nel 1617 si trasferì nella vicina via Tribunali, al Palazzo Ricca, oggi sede dell’Archivio Storico del Banco di Napoli.

I governatori della Casa Santa dell’Annunziata, resisi conto che il mantenimento delle numerose opere pie (orfanotrofio, ospedale, educandato) richiedeva mezzi notevoli e sperando di trarre buoni utili dall’esercizio dell’attività bancaria, istituirono, nel 1587, il Banco Ave Gratia Plena o Banco della Santissima Annunziata.

Nel 1589 l’ospedale degli Incurabili, situato sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, aprì il Banco di Santa Maria del Popolo che traslocò, nel 1600, in piazza San Lorenzo.

Nel 1590, per reperire i mezzi necessari al mantenimento di un conservatorio destinato alle figlie delle prostitute, i suoi governatori dettero vita in via Toledo al Banco dello Spirito Santo.

L’istituto di Sant’Eligio, costituito da un ospedale, una chiesa e un educandato femminile, dette il via nel 1592 al Banco di Sant’Eligio, nella zona del Mercato.

Nel 1597 fu aperto il Banco di San Giacomo e Vittoria in via Toledo che prese il nome dalla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli eretta nel 1640, e dall’annesso ospedale fondato nel 1572 da Giovanni d’Austria, a ricordo della vittoria di Lepanto.

L’ultimo dei banchi pubblici a nascere e stavolta non con scopo filantropico fu il Banco del Santissimo Salvatore che venne alla luce nel 1640 ad opera degli appaltatori dell’imposta sulla farina, ed ebbe la sua sede definitiva in piazza San Domenico Maggiore.

Gli otto banchi pubblici napoletani prosperarono per oltre due secoli anche se furono colpiti da dure crisi tra cui quella del 1702 che portò al fallimento del Banco Ave Gratia Plena. Nel 1794 Ferdinando IV di Borbone riunì tutti i pubblici istituti di credito nel Banco Nazionale di Napoli che però non ebbe vita autonoma.

Giuseppe Bonaparte nel 1806 fece confluire i banchi della Pietà, dei Poveri, di Sant’Eligio e dello Spirito Santo nel Banco dei Privati; soppresse i banchi del Popolo e del Salvatore e affidò al Banco di San Giacomo, col nome di Banco di Corte, il compito del servizio di tesoreria dello stato. Il Banco dei Privati fu chiuso nel 1808 e le operazioni con i privati vennero assunte dal Banco di Corte.

Il Murat nel 1808 istituì un Banco [Nazionale] delle Due Sicilie, sotto forma di società per azioni. Nel 1809 il nuovo Banco fu fuso con il Banco di Corte e ne risultò il Banco delle Due Sicilie, con due rami: la Cassa di Corte e la Cassa dei Privati.

Con l’unità d’Italia il Banco delle Due Sicilie divenne Banco di Napoli che nel 1866 fu riconosciuto come istituto di emissione. Nel 1926 il Banco perderà questo diritto e sarà dichiarato istituto di credito di diritto pubblico.

Il 1° luglio 1991 il Banco di Napoli – Istituto di Credito di Diritto Pubblico – fu la prima banca pubblica a trasformarsi in società per azioni ed assunse la denominazione di “Banco di Napoli S.p.A.”

L’Istituto di Credito di Diritto Pubblico conferì alla nuova società le attività e le passività costituenti il proprio patrimonio, con l’esclusione di alcuni cespiti che rimasero di proprietà dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione (oggi Fondazione Banco di Napoli), tra cui l’ingente documentazione storica.