Il Fondo apodissario ha la forza di tramandare eventi storici di valore universale e porta in sé le tracce puntuali di accadimenti epocali. In virtù di queste sue caratteristiche costituisce una fonte insostituibile di conoscenza e contribuisce a illuminare le vicende di grande capitale europea dell’età moderna, com’è Napoli il cui Centro storico è riconosciuto patrimonio UNESCO.

 

Il Fondo apodissario dei banchi pubblici napoletani di età moderna è entrato ufficialmente nelle candidature italiane per l’iscrizione al Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO. Quest’ultima ha istituito il Programma Memoria del Mondo nel 1992 per rispondere alla necessità e alla crescente consapevolezza del precario stato di conservazione e accesso al patrimonio documentario in varie parti del mondo.

  

L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Banco di Napoli e sostenuta dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania del Ministero della Cultura. La proposta è stata trasmessa alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco che, dopo averla esaminata, l’ha trasmessa ufficialmente al Segretariato del Programma della Memoria del Mondo a Parigi.

Locali del Banco di S. Eligio

  

Il Fondo apodissario identifica la parte dell’Archivio storico della Fondazione Banco di Napoli relativa alle transazioni con i clienti degli otto banchi pubblici napoletani tra il XVI e l’inizio del XIX secolo. È un patrimonio documentale unico che testimonia gli scambi operati nell’ambito dell’attività bancaria di particolare valore storico per l’età moderna su scala europea ed oltre.

  

Studiando e leggendo le decine di migliaia di documenti, si risale al momento in cui si è passati dall’utilizzo della moneta alla nascita delle fedi di credito, antesignane dei moderni titoli all’ordine, e delle madrefedi, sorta di primordiale conto corrente.

  

Un tuffo nel passato lungo circa trecento anni sull’evoluzione della comunità non solo napoletana ma mediterranea del XVI secolo, sulla crisi generalizzata del Seicento fino ad arrivare, all’inizio dell’Ottocento, al decennio francese (1806-1815).

  

Attraverso il Fondo apodissario si svelano notizie che ci parlano dello sviluppo demografico, urbanistico, economico, sociale e culturale del Regno di Napoli.

Pianta della città del 1696 e del 1803

  

Il Fondo apodissario presenta eccezionali esempi di artigianalità: è il caso delle bancali impreziosite dai numerosi bolli a secco apposti per impedirne la contraffazione, dalle decorazioni policrome che si scorgono sui tagli di molti libri contabili, dagli scarabocchi presenti perlopiù sulle guardie dei libri contabili e non ultime dalle firma di personaggi illustri.

Scarabocchi su una polizza e su un giornale di cassa

  

Infatti pittori, scultori, architetti, in varie epoche, si recarono agli sportelli dei banchi pubblici napoletani e vi lasciarono, con la bancale quietanzata, non solo la loro firma, ma la causale, spesso molto particolareggiata, del pagamento ricevuto, sicché quei documenti offrono un contributo talora unico alla storia dell’arte.

Banco di S. Giacomo. Polizza di ducati 12 emessa il 20 agosto 1631 da Gio.Francesco d’Afflitto a favore di Artemisia Gentileschi per un quadro raffigurante S.Sebastiano

  

Il patrimonio documentale del Fondo apodissario dei banchi pubblici di età moderna conserva, infine, una ricca raccolta di filigrane, a partire dal XVI secolo, presenti non solo sui titoli dei banchi, come la fede di credito e la polizza, ma anche sui libri contabili (pandette, libri maggiori e giornali copiapolizze). Esse raffigurano generalmente gli stemmi degli antichi banchi  oppure le iniziali dei fabbricanti di carta.

 

L’Archivio storico del Banco di Napoli mette a disposizione del pubblico, nella Sala Studio di via dei Tribunali, gli inventari delle scritture apodissarie degli otto banchi.
Gli inventari sono stati digitalizzati in formato testo e sono interrogabili nella sezione dedicata del sito web dell’Archivio Storico.