Alessandro Manzoni – 150 anni dalla scomparsa

Il 22 maggio di quest’anno ricorreranno i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, poeta, scrittore e senatore del Regno, scomparso nel 1873 all’età di 88 anni.
Tra le iniziative proposte dalla sua città natale, l’Archivio di Stato di Milano lo scorso 11 maggio ha presentato al pubblico una rassegna di documenti riguardanti la scomparsa e la cerimonia delle esequie solenni.
Per celebrarne la memoria e l’opera, l’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli propone una selezione di documenti provenienti dall’Emeroteca e dall’Archivio Storico, che riportano informazioni riguardo gli ultimi giorni di vita di Alessandro Manzoni e trattano temi che hanno caratterizzato la sua produzione letteraria.

L’Emporio Pittoresco (A.II, n.23, 4-11 febbraio 1865)
Il Giornale di Napoli, nella settimana che precede la notizia della dipartita del Manzoni, dal 15 al 20 maggio, pubblica un bollettino che informa quotidianamente i lettori delle sue condizioni di salute. Le notizie pervengono alla redazione con qualche giorno di ritardo, dedotte dal giornale milanese “Lombardia”: le prime comunicazioni sono riportate nel numero del 19 maggio, riferite al giorno 16, e si ripeteranno fino a due giorni prima della scomparsa nel numero del 23. I bollettini medici sono racchiusi in uno specchietto informativo intitolato “La Salute del Manzoni”. Constano di poche righe, sintetiche ma essenziali: si chiarisce un malessere dovuto a un’affezione cerebrale che, in un primo momento, non sembra essere allarmante, se non per la compresenza di uno stato febbrile altalenante.
Giornale di Napoli (A.XIV, nn.138-142, 19-23 maggio 1873
Manzoni aveva goduto sempre di ottima salute fino al gennaio del 1873 quando, in seguito ad una caduta su un gradino della chiesa di San Fedele a Milano, riportò danni cerebrali. A peggiorare le sue condizioni, qualche mese dopo l’incidente, fu la prematura morte di suo figlio maggiore, Pier Luigi, perdita che si andava ad aggiungere a una serie di dolorosi lutti che avevano offuscato gli ultimi decenni della sua esistenza, tra cui quello della moglie Teresa e della figlia Matilde.
Non solo dispiaceri ma anche onorificenze hanno caratterizzato questa parentesi di vita: nel 1860 fu nominato senatore del Regno di Sardegna, e nel 1872 cittadino onorario di Roma. Riconoscimenti non mancarono anche in occasione dei funerali del poeta, che fu omaggiato con una celebrazione solenne degna dei maggiori esponenti politici del Regno.
L’Emporio Pittoresco (A.X, n.427, 1-7 giugno 1873)
Il giorno della notizia, il Presidente della Camera Giuseppe Biancheri annuncia ai presenti con rammarico di aver ricevuto dal sindaco di Milano un telegramma con la notifica dell’accaduto, convenendo con gli altri membri del Parlamento la partecipazione ai funerali di una deputazione in loro rappresentanza, non appena resi noti data e luogo della funzione. Esprime assieme alla Camera profondo cordoglio per la perdita del Manzoni, la cui memoria si augura ispiri tutti a contribuire alla prosperità della nazione. Il giornale annuncia inoltre la futura presenza alle esequie dei principi reali Umberto ed Amedeo e Napoleone IV.
Giornale di Napoli (A.XIV, nn.143-144, 24-25 maggio 1873)
Poche pagine più avanti, nello specchietto dal titolo “La morte di Manzoni”, sono ricordati gli ultimi attimi di lucidità dell’illustre estinto: i suoi pensieri sono sempre rivolti alla patria, al Re Vittorio Emanuele, al futuro della nazione. Testimoni di ciò le numerose persone accorse al suo capezzale per dargli un ultimo saluto, nel tentativo di poter essere di conforto alla famiglia. Anche il Sindaco Belinzaghi raggiunge la camera ardente per decretare il decesso e provvede, assieme alla Giunta Municipale, alle istruzioni per l’imbalsamazione del corpo. Le comunicazioni sono seguite da un elenco di telegrammi inviati a nome del Re, dei principi e della presidenza del Consiglio.
Giornale di Napoli (A.XIV, n.144, 25 maggio 1873)
La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, che pubblica dal 1861 al 1946 i testi di leggi e i decreti, dedica spazio, nonostante il taglio giuridico del quotidiano, a notizie, telegrammi e fatti di cronaca riguardanti la morte del Manzoni. Il primo comunicato è del 23 maggio, in cui si dà l’«infausto annunzio»: l’ode del 5 maggio è ora rivolta al suo stesso autore, il popolo ripete per lui il celebre «Ei fu!», dimostrando il sentimento di lutto nazionale per la scomparsa del poeta. Seguono nei giorni successivi, 24 e 25 maggio, notizie riguardanti consultazioni della Camera e telegrammi di condoglianze pervenuti alla Giunta Comunale di Milano: tra questi, gli ossequi del Principe e della Principessa di Piemonte, della Duchessa di Genova, del Duca e della duchessa di Aosta, di Roma tutta, di sindaci e prefetti di molte città italiane. L’atto di constatazione del decesso certifica l’avvenimento alle 6:15 pomeridiane del 22 maggio in Via Moroni n. 1
Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (nn.142-144, 23-25 maggio 1873)

Notizie del giorno 27 riportano che la salma, precedentemente sottoposta ad imbalsamazione, sarebbe stata esposta per due giorni nella grande aula del palazzo municipale per ricevere la venerazione dei cittadini; il processo di trasporto della «spoglia […] orba di tanto spiro» dal Municipio alla cattedrale è descritto minuziosamente, così come le esequie ed il corteo funebre per le vie della città, nei numeri del 29, 30 e 31 maggio.

L’Emporio Pittoresco (A.X, n.427, 1-7 giugno 1873)

I funerali sono celebrati il 29 maggio dall’arcivescovo presso il Duomo di Milano, con l’intervento in prima persona dei Principi, che trasportavano il feretro assieme a Seissel, il rappresentante di Sua Maestà il Re e i Presidenti di Camera e Senato. Come si deduce dal quotidiano del 31 maggio, la quantità delle persone intervenuta era smisurata: dietro il carro, partito da Palazzo Marino, avanzava la famiglia, seguita da esponenti politici, stampa, consoli esteri, rappresentanze scolastiche, esercito, clero e uno stuolo di cittadini. L’interno era addobbato in modo semplice, e sotto la cupola si ergeva uno spazio quadrato su cui era stato posto il feretro, a un’altezza di circa sette metri. Due organi e cori accompagnavano i gesti del rito; alla fine, il corteo riprese percorrendo le vie principali di Milano, stavolta verso il Cimitero monumentale. Il sindaco, in ultimo, ha celebrato le gesta e la memoria di Manzoni con un discorso accorato tra la commozione e gli applausi dei partecipanti.

Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (n. 150, 31 maggio 1873)
Uno dei temi su cui si è soffermato Manzoni, nei capitoli 31 e 32 de I Promessi Sposi e nel saggio Storia della colonna infame, è l’epidemia di peste bubbonica del XVII secolo, che interessò il settentrione intorno agli anni 1630-1633, causando, solo nel Ducato di Milano, più di un milione di morti e la decimazione di circa un quarto della popolazione.
Il dramma della peste non colpì tuttavia solo il nord dell’Italia: il viceregno di Napoli nell’anno 1656 si ritrovò a fronteggiare un flagello che mise in ginocchio la capitale, già indebolita dalle vicende storiche dei decenni precedenti. Un’eruzione vesuviana, infatti, spinse parte della popolazione a trovare rifugio a Napoli, già satura a causa della decisione del governo spagnolo di vietare l’espansione al di fuori del perimetro urbano per evitare disordini popolari, come la rivolta di Masaniello del 1647. Nasce in questi anni la Deputazione della Salute che, proibendo qualsiasi tipo di spostamento, contribuì alla rapida diffusione dell’epidemia nei sovrappopolati rioni della città, già in condizioni igienico sanitarie precarie.
L’Emporio Pittoresco (A.III, n.75, 4-10 febbraio 1866)
Attraverso i particolari contenuti nei giornali copiapolizze degli otto antichi banchi napoletani è possibile aprire uno spiraglio sugli avvenimenti che hanno caratterizzato i mesi in cui l’epidemia si è diffusa e le sue dirette conseguenze.
Parte di questa documentazione ha costituito la base per alcune narrazioni () e video storie () proposte dal Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, ilCartastorie: sul sito (), si possono sfogliare alcuni video racconti, progetti di scrittura creativa e rimandi a percorsi multimediali fruibili presso la sede del Museo in via dei Tribunali 214. Tra questi ultimi, la vicenda narrata in prima persona dal medico Carlo Morexano () che, giunto a Napoli per far visita ad un collega, si ritrova intrappolato al centro dell’inferno, costretto a prolungare la sua permanenza nella città perseguitata dal morbo.
peste
Di questa dolorosa pagina della storia napoletana si è occupato anche il vecchio direttore dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, Eduardo Nappi. Nel volume del 1980, intitolato “Aspetti della società e dell’economia napoletana durante la peste del 1656” (→), ha ricostruito la vicenda evidenziando l’importanza dei banchi pubblici napoletani nel sostegno dell’amministrazione comunale. Tra le drammatiche vicende di quell’anno, alcuni dei 195 documenti, bancali e giornali copiapolizze, provenienti dal Banco del Salvatore e della Pietà, si soffermano sulla commissione di opere pubbliche dedicate ai Santi protettori della città per celebrare il debellamento dell’epidemia. Tra tanti interventi, si annovera quello affidato dagli Eletti della città al pittore Mattia Preti, incaricato di adornare con l’immagine dell’Immacolata Concezione la parte superiore delle porte della capitale. L’unica traccia ancora visibile di quest’opera è l’affresco sito su Porta San Gennaro, in via Foria: accanto all’immagine della Vergine sono rappresentati anche San Gennaro, San Francesco Saverio, Santa Rosalia e cherubini. Il costo complessivo dell’opera, 1500 ducati, è testimoniato dalla presenza, presso il Banco del Salvatore, di polizze di pagamento riscosse tra il 1656 e il 1660, di cui un esempio in foto.
copiapolize
Nel 1659 gli Eletti convinsero i padri della Chiesa di San Paolo a commissionare statue di San Gaetano da porre nelle piazze e, anche in questo caso, sulle porte della città, per ringraziarlo e pregarlo di tenere il morbo lontano da Napoli. Tra queste, a completamento dell’opera del Preti, un mezzobusto del Santo realizzato dallo scultore Bartolomeo Mori, inserito in un oculo di un’edicola su Porta San Gennaro.
In foto si riportano due causali di pagamento, trascritte sul giornale copia polizze: presso il Banco del Salvatore sono depositati 50 e 30 ducati per l’acquisto dei marmi e la lavorazione dell’effige del Santo.
Di seguito, le foto delle due opere di cui sopra, l’affresco di Mattia Preti e la scultura di Bartolomeo Mori, visibili rispettivamente sulla parte esterna e su quella interna di porta San Gennaro, la più antica della città.
Banco del Salvatore, Giornale di Cassa – Affresco di Mattia Preti – Scultura di Bartolomeo Mori (1659)
Le opere più memorabili, tuttavia, furono realizzate per la Chiesa di Santa Maria del Pianto, sorta nel nucleo originario del cimitero di Poggioreale, nelle vicinanze della Grotta degli Sportiglioni, dove vennero deposte le spoglie delle vittime dell’epidemia. Per la decorazione delle due cappelle laterali fu incaricato Luca Giordano, che realizzò due tele conservate presso il Museo di Capodimonte Alle immagini dei due dipinti si accompagna la polizza di 8 ducati, in conto ad altri 100, emessa il 25 giugno 1665 dalla Congregazione delle Anime del Purgatorio a favore di Luca Giordano per la realizzazione del dipinto del Crocifisso.
Santi protettori di Napoli adorano il Crocifisso e San Gennaro intercede presso la Vergine, Cristo e il Padreterno per la peste di Luca Giordano (1665)
Claudia Grossi, archivista della Fondazione Banco di Napoli,nel numero del 2004 dei “Quaderni dell’Archivio storico”() ha pubblicato l’articolo “L’Opera dei Pegni durante la peste del 1656 – Documenti”(pp. 251-270), che si sofferma sul ritrovamento di una piccola filza contenente pegni estinti nei primi tre mesi di diffusione dell’epidemia, da gennaio a marzo del 1656, molti dei quali mai ritirati. Alcuni pignoranti erano costretti a privarsipersino di oggetti di scarso valore, le ultime ricchezze, per cercare di far fronte al momento di grande difficoltà. In foto, uno dei documenti, in cui tale Nicola Giovanni Gagliardo consegna al banco, per la cifra di 15 ducati,«[…] tre annelle diverse con pietre false […] sei cocchiari, et quattro brocche de peso una libbra in straccia di tabbacco», disimpegnati il 21 febbraio, non è dato sapere se da lui stesso o da terzi.
fede-credito

L’epidemia di peste ha attraversato nel corso del XVII secolo tutta la penisola italiana, da nord a sud, unendola nella cattiva sorte ben prima che le istituzioni la riunissero sotto un’unica corona.

Il ricordo di aver assistito alla nascita di un Regno d’Italia accompagna Manzoni verso una fine lieta della propria esistenza: negli ultimi anni egli si era fortemente speso per la definizione di una lingua che accomunasse tutti gli italiani, incoraggiando l’unità nazionale. Fino a tale compimento, non ha mai smesso di sognare un’Italia libera e anche i suoi ultimi pensieri e parole furono rivolti alla prosperità della tanto cara patria.
Tutti questi motivi, oltre alle innegabili virtù letterarie, valsero al Manzoni onorificenze regali in occasione della sua scomparsa e meritano la rinnovata celebrazione della sua memoria ancora oggi, a 150 anni da quel dì.